“L’attuale regolamentazione relativa all’acrilammide si fonda principalmente sul principio del ALARA (As Low As Reasonably Achievable), in base al quale i produttori di alimenti più coinvolti dovrebbero adottare tutti quegli accorgimenti di ricetta (lista degli ingredienti) e di processo (espedienti tecnologici) atti a ridurne il contenuto. L’UE ha inoltre definito dei valori benchmark per specifiche categorie di alimenti, che sono elencati nel Regolamento 2017/2158 in cui sono anche indicate le misure di mitigazione che potrebbero essere impiegate” racconta Patrizia Fava.
L’attenzione del mondo produttivo è tuttavia di gran lunga precedente al pronunciamento normativo del 2017. Infatti, già pochi anni dopo la scoperta del contaminante in alcuni alimenti (Svezia 2002), iniziò da parte dell’associazione FoodDrinkEurope la pubblicazione di schede, denominate Toolbox (l’ultima edizione è del 2019), in cui si raccolgono informazioni in merito all’acrilammide e all’approccio integrato per perseguire la sua riduzione in selezionate categorie di prodotti. Tale approccio focalizza l’attenzione sulla selezione delle materie prime e sullo sviluppo di ricette e processi. “A proposito di selezione delle materie prime – spiega Fava – l’attenzione si focalizza sul loro contenuto di asparagina, aminoacido precursore della formazione di acrilammide. Ovviamente il contenuto di asparagina nella materia prima ‘farina’ non è facilmente controllabile, anche se specifici interventi agronomici possono contribuire alla sua riduzione. Se spostiamo l’attenzione sulla ricetta, le cose si complicano ulteriormente, poiché ingredienti di massa (come farine e zuccheri), nonché ingredienti minori come gli agenti lievitanti, possono contribuire in misura diversa alla formazione di acrilammide”.
Fava sottolinea anche che esiste la possibilità di eliminare l’asparagina presente nelle ricette tramite l’impiego dell’enzima asparaginasi che, come dice il nome stesso, attacca e demolisce selettivamente questo aminoacido, eliminando quindi il maggiore precursore del contaminante. “Sebbene questo trattamento – precisa – sia efficace nella stragrande maggioranza dei casi, è stato però limitato da un recente pronunciamento del Mipaff (Nota del 13/11/ 2020 Prot. 9313692) che vieta l’utilizzo dell’enzima asparaginasi nei prodotti biologici, se derivato da microrganismi GM. Quindi, le strategie di mitigazione dell’acrilammide non possono trascurare l’approccio integrato di selezione di materie prime, ricetta e processo”.